Cenni Storici - Proloco Talamone

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CENNI STORICI SU TALAMONE
Le origini
E' accertato che il territorio di Talamone fu abitato sin da epoche preistoriche.
Le fonti storiche ci dicono che l'antica città  si estendeva sul colle del Talamonaccio nel versante orientale della baia.
Città  marinara etrusca, era sicuramente sede di notevole traffici marittimi e porto di base per le flotte dei Rasenna che solcavano il Mediterraneo. La sua importanza è suffragata dal fatto che in epoca etrusca la città  batteva moneta.
L'antica "Tlamu" (la Talamone degli Etruschi) subì la sorte di tutte le altre città  della "Tuscia", fu conquistata da Roma e assoggettata alla sua autorità . La presenza romana è testimoniata dai notevoli resti urbani e monumentali sparsi in tutto il territorio.
In questa zona nel 225 a.C. nella piana di Campo Regio, situata tra il fiume Osa e il fiume Albegna, i consoli romani Attilio Regolo e Lucio Papo sconfissero in una leggendaria battaglia i Galli Celti di Concolitano.
Nel 1913 nei pressi della foce dell'Osa venne ritrovato il sepolcreto delle vittime della sanguinosa battaglia. In ricordo e onore dei caduti nella battaglia, i romani eressero sul colle di Talamonaccio un tempio votivo, quello che oggi viene chiamato il "Frontone di Talamone" (in esposizione nel museo di Orbetello, Piazza della Repubblica).
L'episodio che provocò lo spostamento della città  nell'attuale sede, fu la sua distruzione operata da Silla nell'82 a.C. all'epoca delle guerre civili, dopo che Talamone alleatasi con Mario, venne sconfitta.
Il Medioevo
Già  verso il mille l'abitato assunse l'attuale configurazione e cominciò ad essere costruita la Rocca . Nel 1303 Talamone, già  feudo dei Monaci di S.Salvatore sul Monte Amiata sin dall'anno 1000, venne ceduta alla Repubblica di Siena, la quale, in competizione con le Repubbliche Marinare, cercava di espandere il proprio commercio marittimo.
Nel girone degli invidiosi de "La Divina Commedia" si fa riferimento proprio a questo episodio:
"E cheggioti, per quel che tu più brami
se mai calchi la terra di Toscana
che a' miei propinqui tu ben mi rinfami.
Tu li vedrai tra quella gente vana
che spera in Talamone, e perderagli
più di speranza ch'a trovar da Diana;
ma più vi perderanno li ammiragli"
(La Divina Commedia, Purgatorio, Canto XIII,vv.148-54)
Così Dante volle immortalare Talamone nella sua opera dicendo al senese Sapia, con senso ironico, che sarebbe stata una pretesa ambiziosa voler fare qui un porto di mare.
La cittadina era indifesa e insicura per le continue incursioni piratesche e per la malaria che minacciava la vita della popolazione e degli ammiragli.
Queste terzine scolpite in una lapide, sono poste sulle mura quasi come presentazione ai turisti che vengano a visitare il borgo.
Nel 1531 l'architetto Baldassare Peruzzi venne incaricato di ispezionare il Forte di Talamone per fortificarlo ulteriormente e renderlo ben difeso contro i Turchi. I lavori non vennero però eseguiti in tempo e il porto subì la devastazione del famigerato pirata Barbarossa.
Nel 1554 venne conquistata dalle truppe spagnole e nel 1557 annesso ai Reali Presidi neocostituiti e da allora ne seguì la sorte.

Il Risorgimento
Nel 1860 Talamone entrò nella storia del nostro Risorgimento con Giuseppe Garibaldi che sbarcò nel porto di Talamone per rifornirsi di armi, durante l'impresa dei Mille.
All'Eroe dei Due Mondi sono dedicati l'omonima piazza dove sorgono un monumento ed una lapide commemorativa.

Il conflitto mondiale
Nella seconda guerra mondiale il paese viene interamente distrutto dalle truppe tedesche in ritirata.
A seguito del bombardamento del porto furono minate le case del centro storico e la chiesa. Furono risparmiate le mura medievali, poche case e la Rocca.
L'odierna Talamone sorta sulle rovine belliche, nella seconda metà  del XX secolo, ha avuto un notevole sviluppo, favorito da un intenso flusso turistico.
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